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Il futuro degli alcolici tra dazi, trend e cambiamento delle abitudini di consumo

Aug 28

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Negli ultimi anni il mondo degli alcolici ha vissuto stagioni movimentate: prima un boom senza precedenti durante la pandemia, poi una fase di calo e incertezza che ancora oggi sembra pesare sui grandi produttori. Non si tratta soltanto di un “problema di numeri”, ma di un cambiamento più profondo che coinvolge le abitudini di consumo, le scelte dei giovani e le possibilità economiche dei clienti.



Dal covid il settore delle bevanda ha vissuto stagioni di grande cambiamento.
Dal covid il settore delle bevanda ha vissuto stagioni di grande cambiamento.

Dal boom al calo: cosa è successo

Durante il lockdown, chiusi in casa, i consumatori hanno acquistato e bevuto più alcolici del solito. Whisky, cognac, gin e tequila erano un modo per concedersi piccoli momenti di piacere in un periodo difficile. Con la riapertura dei locali, il settore ha conosciuto una seconda ondata positiva: bar e ristoranti tornavano a riempirsi, e la voglia di festeggiare era alle stelle.

Molti grandi marchi hanno colto l’occasione per aumentare i prezzi e rafforzare la produzione. Ma l’effetto “festa continua” non è durato. Secondo Edward Chancellor di Reuters, la crisi del costo della vita ha presto costretto i consumatori a rivedere le proprie spese. I prodotti premium – come il cognac Rémy Martin di Rémy Cointreau o l’iconico Hennessy di LVMH – hanno cominciato a soffrire. In Cina, mercato cruciale per questi brand, la crisi immobiliare e nuove campagne anticorruzione hanno ridotto gli acquisti. A complicare le cose si sono aggiunti dazi e tensioni commerciali che hanno reso più difficile esportare in alcuni mercati.


Il cambiamento nei gusti dei consumatori

Al di là della congiuntura economica, sta emergendo un cambiamento generazionale che potrebbe ridisegnare il futuro del settore. Al ristorante, molti giovani della Generazione Z scelgono di bere meno, o addirittura di non bere affatto. Da diversi anni abbiamo osservato una diversa consapevolezza dei clienti per quanto riguarda il cibo: adesso siamo arrivati alle bevande. Crescono le alternative analcoliche, dai mocktail alle birre senza alcol: sul mercato ceco sono arrivate bottiglie (esattamente uguali a quelle dei vini e dei vini frizzanti) di vini low calories, low histamines e infusi frizzanti. Tutti questi costano come i vini normali, ed attraggono coloro che seguono una filosofia di "conscious drinking" basata su prodotti a basso grado alcolico.

Questo si lega anche ai trend del "benessere": chi assume farmaci per il controllo del peso, come i nuovi prodotti a base di semaglutide, spesso riduce o elimina l’alcol per motivi di salute. Tutto questo spinge i produttori a diversificare, cercando nuove strade che vadano oltre le etichette storiche. Inoltre, mai come nel 2025 l' Europa è stata visitata da turisti provenienti dall area del Golfo: le richieste di cibi Halal, no-pork e bevande non alcoliche, hanno raggiunto nuovi record.

L'opinione di Chris Maffeo

Non tutti gli esperti, però, vedono questo scenario come un segnale di declino strutturale. Chris Maffeo, consulente e fondatore di Maffeo Drinks, nel suo Maffeo Drinks Podcast propone una lettura più equilibrata.


Secondo Maffeo, il settore non sta andando incontro a una crisi irreversibile, ma sta semplicemente tornando ai livelli pre-Covid dopo un periodo eccezionale e irripetibile. Durante la pandemia, infatti, molti consumatori hanno fatto scorte importanti, spinte dal contesto straordinario di quel momento. Oggi si sente il contraccolpo di quegli acquisti, ma una volta smaltite le scorte, il mercato tenderà a stabilizzarsi e a proseguire come prima.

Questa visione invita a non lasciarsi trascinare da previsioni troppo cupe: i consumatori hanno cambiato abitudini, è vero, ma il consumo di vino e alcolici resta radicato nella cultura e nelle occasioni conviviali. Per i ristoranti, questo significa che è importante adattarsi, ma anche non perdere fiducia nella centralità del vino e delle bevande come parte integrante dell’esperienza a tavola.


Nel podcast “Zebra‑Striping Between Categories to Elevate Occasions” (episodio 104) Chris Maffeo, founder di Maffeo Drinks, commenta come la straordinaria crescita delle vendite alcoliche durante la pandemia sia stata un fenomeno temporaneo — un “shock” che ha fatto salire i volumi off‑trade senza consolidare una reale educazione o fedeltà dei consumatori. Cinque anni dopo, osserva, i consumi stanno tornando ai livelli pre‑Covid — alimentando una normalizzazione del mercato, più che un calo strutturale.



Cosa significano i cambiamenti per i ristoranti


Che cosa cambia per i ristoranti?
Che cosa cambia per i ristoranti?

Il cambio delle abitudini dei consumatori, calo delle vendite di alcolici, e l'instabilità dei prezzi, non riguarda solo le grandi multinazionali: ci sono implicazioni concrete anche per i ristoranti. Il vino e i superalcolici, infatti, rappresentano spesso una delle voci di margine più importanti del bilancio di un locale. Vendere una bottiglia di vino importante significa, in molti casi, incassare più di quanto si guadagni da un pasto intero.

Se i clienti ordinano meno vino o preferiscono soluzioni più economiche, i ristoratori si trovano con uno “spazio vuoto” nei ricavi. Come colmarlo?






Ci sono diverse possibilità:

  • Valorizzare altre bevande: puntare su cocktail creativi, mocktail o vini analcolici, infusi, intercettando così i gusti dei consumatori più attenti alla salute.

  • Esperienze abbinate: creare menù degustazione dove la combinazione cibo-bevanda (anche analcolica) diventi un’esperienza da raccontare e non solo un consumo.

  • Diversificare l’offerta: investire in dessert, formaggi o piatti speciali che possano avere un margine simile a quello delle bevande.

  • Eventi e abbinamenti: serate a tema, masterclass, degustazioni guidate anche con prodotti “low alcohol” possono stimolare nuove occasioni di consumo.


In altre parole, meno vino venduto non deve necessariamente tradursi in meno fatturato: può diventare uno stimolo per innovare l’offerta e differenziarsi. Anzi, essere i primi a cogliere il cambiamento può aumentare la visibilità del ristorante e portare nuova clientela.


Sfide e opportunità per il futuro

Il settore degli alcolici si trova dunque davanti a una doppia sfida: da un lato deve rispondere alla contrazione dei consumi dovuta alla crisi economica, dall’altro deve intercettare i nuovi gusti e le nuove sensibilità delle generazioni più giovani.

La strada è complessa, ma non impossibile. Le aziende stanno già esplorando linee alternative, investono in sostenibilità e puntano sempre più sulla qualità e sulla narrazione legata al territorio e all’artigianalità. Allo stesso tempo, i ristoranti dovranno trovare un nuovo equilibrio tra piatti e bevande, imparando a valorizzare ciò che oggi il cliente desidera davvero.



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